Parco naturale Bosco e Paludi di Rauccio (LE)
-
- Esperto
- Messaggi: 1626
- Iscritto il: lun 12 mar 2007, 15:39
- Cognome: De Giorgi
- Nome: Donatella
- Provenienza: Lecce
Parco naturale Bosco e Paludi di Rauccio (LE)
Nel 2002 la Regione Puglia ha istituito con la L.R. n.25 del 23.12.2002 (pubblicata sul B.U.R.P. n. 164) il Parco Naturale Regionale del Bosco e delle Paludi di Rauccio. E’ interessante cercare di ripercorrere nel tempo cosa vi fosse in quest’area oggi protetta.
Sicuramente sino al medioevo vi era una grande foresta con zone acquitrinose la "Foresta di Lecce" che dalla città raggiungeva il mare estendendosi a nord verso Brindisi e a sud fino ad Otranto. Attorno al 1500 furono costruite numerose strutture a scopo difensivo sino a noi sono arrivate due torri costiere di avvistamento Torre Rinalda e Torre Chianca e due masserie fortificate Il Barone Vecchio e Rauccio
Sicuramente sino al medioevo vi era una grande foresta con zone acquitrinose la "Foresta di Lecce" che dalla città raggiungeva il mare estendendosi a nord verso Brindisi e a sud fino ad Otranto. Attorno al 1500 furono costruite numerose strutture a scopo difensivo sino a noi sono arrivate due torri costiere di avvistamento Torre Rinalda e Torre Chianca e due masserie fortificate Il Barone Vecchio e Rauccio
-
- Esperto
- Messaggi: 1626
- Iscritto il: lun 12 mar 2007, 15:39
- Cognome: De Giorgi
- Nome: Donatella
- Provenienza: Lecce
Nel tempo parte delle terre ricadenti nei possedimenti della Masseria di Rauccio (circa 850 ha) furono destinate all’agricoltura, rimasero inutilizzate le are occupate dalle paludi, dalla macchia e quelle che per la natura rocciosa del suolo non si prestavano alla coltivazione,il Bosco di Rauccio (circa 18 ha). All’inizio degli anni 20’ebbero inizio le opere di bonifica. La zona si presentava con acque di falda superficiale separate da rocce calcarenitiche impermeabili dalle acqua della falda profonda solo in alcuni tratti si aveva la risalita dell’acqua in polle sorgive attraverso gli “ajsi" (cavità naturali prodotte per dissoluzione chimica e crollo della roccia carbonatica). Proprio attraverso gli ajsi l’acqua sotterranea andava ad alimentare le paludi. Le fonti storiche riportano che nel 1830 il piccolo fiume che scorreva in superficie tra Lecce e Brindisi, l’Idume, era alimentato dagli ajsi presenti alla Specchia di Milogna (milogna = tasso) da qui l’acqua confluiva al Capo del Cavallo che, col Canale Morto, ripiegava verso Sagnia.una degli sbocchi a mare del fiume ancor oggi esistente presso Torre Chianca , nota come Il Bacino, l’altro sbocco noto come La Bocca del Fiume presso Torre Rinalda oggi è ormai scomparso
Questo in foto è uno dei piccoli laghetti che si formano prima dello sbocco dell'Idume in mare .
Questo in foto è uno dei piccoli laghetti che si formano prima dello sbocco dell'Idume in mare .
-
- Esperto
- Messaggi: 1626
- Iscritto il: lun 12 mar 2007, 15:39
- Cognome: De Giorgi
- Nome: Donatella
- Provenienza: Lecce
Le opere della riforma portarono a regimentare in canali le acque palustri, furono così costruiti il Canale Celsi (o Grande) che imbrigliò i pantani "Corrente dei Celsi" e le "Paludi della Loggia", il Canale Fetida che raccolse le acque dell'omonimo laghetto ed il Canale Rauccio che convogliò le acque delle depressioni che portavano lo stesso nome. Così si riuscì a sconfiggere la malaria e iniziarono gli insediamenti umani anche nella zona del cordone dunale.
Attualmente il parco si estende su una superficie di oltre 625 ha di cui oltre 90 sono rappresentati dalla zona umida e 18 dalla lecceta , vi sono poi 4 ha interessati dalle opere della bonifica, bacini e canali, il resto del parco è occupato da lembi di macchia mediterranea e di gariga e da vaste zone coltivate a specie orticole ma soprattutto ad oliveti, le aree incolte sono destinate al pascolo della pastorizia
Attualmente il parco si estende su una superficie di oltre 625 ha di cui oltre 90 sono rappresentati dalla zona umida e 18 dalla lecceta , vi sono poi 4 ha interessati dalle opere della bonifica, bacini e canali, il resto del parco è occupato da lembi di macchia mediterranea e di gariga e da vaste zone coltivate a specie orticole ma soprattutto ad oliveti, le aree incolte sono destinate al pascolo della pastorizia
-
- Esperto
- Messaggi: 1626
- Iscritto il: lun 12 mar 2007, 15:39
- Cognome: De Giorgi
- Nome: Donatella
- Provenienza: Lecce
Vediamo quali ambienti si trovano all’interno del parco :
- Per una lunghezza di circa 4 Km si estende il litorale sabbioso. La spiaggia è sempre più ridotta per l’erosine del mare ed è subito seguita dal cordone delle dune La tipica vegetazione psammofila è costituita da specie adattate a severe condizioni di insolazione, a forti escursioni termiche e a salinità più o meno elevata.
Delle specie erbacee che colonizzano questi ambienti difficili ho solo qualche foto.
La duna
- Per una lunghezza di circa 4 Km si estende il litorale sabbioso. La spiaggia è sempre più ridotta per l’erosine del mare ed è subito seguita dal cordone delle dune La tipica vegetazione psammofila è costituita da specie adattate a severe condizioni di insolazione, a forti escursioni termiche e a salinità più o meno elevata.
Delle specie erbacee che colonizzano questi ambienti difficili ho solo qualche foto.
La duna
-
- Esperto
- Messaggi: 1626
- Iscritto il: lun 12 mar 2007, 15:39
- Cognome: De Giorgi
- Nome: Donatella
- Provenienza: Lecce
Non avendo grandi conoscenze botaniche non ho mai osservato con attenzione la zona paludosa e la duna ma mi riprometto di farlo in futuro per poter conoscere meglio questo territorio.
A poche decine id metri si giunge al bosco meta frequente delle nostre escursioni.
Si tratta di una lecceta molto fitta e intricata , che per tre alti confina con una zona depressa palustre nota come "Specchia di Milogna". Gli alberi di leccio , nonostante l'età del bosco, sono alti non più di 6 metri poichè il bosco è stato soggetto per lungo tempo a tagli. C'è da dire che si è salvato dall'essere messo a colturasolo perchè si trova su un banco di rocccia calacrenitica non adatta alla coltivazione. Al suo interno il bsoco presenta delle radure acquitrinose con canne e giunchi e ai margini di queste aree è possibile vedere la rara periploca maggiore (Periploca graeca)
A poche decine id metri si giunge al bosco meta frequente delle nostre escursioni.
Si tratta di una lecceta molto fitta e intricata , che per tre alti confina con una zona depressa palustre nota come "Specchia di Milogna". Gli alberi di leccio , nonostante l'età del bosco, sono alti non più di 6 metri poichè il bosco è stato soggetto per lungo tempo a tagli. C'è da dire che si è salvato dall'essere messo a colturasolo perchè si trova su un banco di rocccia calacrenitica non adatta alla coltivazione. Al suo interno il bsoco presenta delle radure acquitrinose con canne e giunchi e ai margini di queste aree è possibile vedere la rara periploca maggiore (Periploca graeca)
-
- Esperto
- Messaggi: 1626
- Iscritto il: lun 12 mar 2007, 15:39
- Cognome: De Giorgi
- Nome: Donatella
- Provenienza: Lecce
-
- Esperto
- Messaggi: 1626
- Iscritto il: lun 12 mar 2007, 15:39
- Cognome: De Giorgi
- Nome: Donatella
- Provenienza: Lecce
Nonostante la stagione non delle migliori lo scorso anno abbiamo rinvenuto su legnetti due specie interessanti
Chaetocalathus craterellus (Durieu & Lév.) Singer (1943)
Le dimensioni di questo funghetto si aggirano attorno ai 3-7 mm ciò giustifica forse la rarità dei ritrovamenti
A prima vista credevamo si trattasse di un Crepidotus ma la colorazione candida delle lamelle contrastava con il colore rosa o ocra che avrebbero assunto nel genere Crepidotus a seguito della sporata.
Trattasi infatti di un raro leucospsoreo ascritto alla famiglia delle Tricholomataceae e vicino al genere Crinipellis Pat. da cui differisce per l'assenza del gambo.
Chaetocalathus craterellus (Durieu & Lév.) Singer (1943)
Le dimensioni di questo funghetto si aggirano attorno ai 3-7 mm ciò giustifica forse la rarità dei ritrovamenti
A prima vista credevamo si trattasse di un Crepidotus ma la colorazione candida delle lamelle contrastava con il colore rosa o ocra che avrebbero assunto nel genere Crepidotus a seguito della sporata.
Trattasi infatti di un raro leucospsoreo ascritto alla famiglia delle Tricholomataceae e vicino al genere Crinipellis Pat. da cui differisce per l'assenza del gambo.